Nonostante precedenti specifici, M.G., 37enne di Veglie, ci ha provato ancora una volta. Ed è stato nuovamente "pizzicato". Il danno, però, ormai è fatto. Magra consolazione, il fatto che è pronta una denuncia penale. Il problema è noto: pescare datteri di mare, significa distruggere il costone roccioso. Significa prendere a martellate le creazioni di Madre Natura per ricavarne denaro dalla vendita illegale di frutti di mare assolutamente proibiti.
Il 37enne è stato fermato ieri dal personale della squadra nautica di Gallipoli della polizia, nel corso di controlli per la tutela delle risorse biologiche e per prevenire la pesca di frodo. Gli agenti hanno sorpreso il pescatore fra Porto Cesareo e Sant'Isidoro, marina che ricade nel demanio di Nardò. Si trovava proprio a ridosso della zona C dell'Area marina protetta. Aveva con sé più di 6 chili e mezzo di Lithopaga Lithopaga" (per la precisione, 6 chili e 676 grammi). I datteri di mare, appunto, come da tutti sono noti.
Il vegliese aveva con sé attrezzatura subacquea completa e un retino pieno di frutti d mare. Già soltanto trasportarli e detenerli configura un reato. Bombola da sub ed erogatore sono stati sequestrati, insieme con un martello, una pinza d'acciaio, il già citato retino e tutto il pescato che, su disposizione del magistrato di turno, è stato distrutto per schiacciamento (i poliziotti vi sono passati sopra con le ruote dell'auto di servizio) e poi gettato in mare.